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Quel che resta di Coppi

Quel che resta di Coppi

Il 2 gennaio 1960, a soli 41 anni, se ne andava Fausto Coppi, un campione e un uomo inseguito dal destino. Se n'è andato ‹‹all'apparir del vero››, con la scomparsa delle strade sterrate e la morte della civiltà contadina. Qualcuno ha scritto di lui che è stato il primo campione dell'era moderna. In verità è stato l'ultimo e il più grande campione del ciclismo romantico, prima dell'avvento della televisione. Di Coppi e dei suoi anni resta una lancinante nostalgia. Perché? Andrea Maietti, giunto al tempo delle ‹‹foglie gialle››, ma ancora oggi in dialogo come ex insegnante liceale con le nuove generazioni, indaga il mito del campionissimo, soprattutto negli echi di periferia, i più intimi e nascosti di un atleta di cui basta un clic internet per sapere quasi tutto. Particolari inediti delle sue vittorie più celebrate (accanto a citazioni di giornalisti-scrittori, da Buzzati a Gianni Brera), del duello con Bartali, della Dama Bianca: vissuti entro quell'ultimo scampolo di Medio Evo che era il mondo degli anni Quaranta e Cinquanta. E poi la mai spenta messianica attesa dell'erede di Coppi: le infinite illusioni e delusioni di epigoni comunque suggestivi: da Venturelli a Zilioli, da Baronchelli a Bugno, fino all'ultimo sogno di Pantani. E, insieme, i Coppi del villaggio: eroi di paese che sono stati Coppi almeno per un giorno, magari staccando i compagni su un cavalcavia in una ciclo-gita scolastica. La conclusione è che di Coppi c'è tuttora una sotterranea attesa, insieme al pellegrinaggio alle reliquie dei poveri che eravamo. Perché la sola salvezza sta forse nel coraggio del ritorno.


 

Di qua e di là dall' Adda

Di qua e di là dall' Adda

Il 2010 segna i trent’anni della collaborazione di Andrea Maietti al quotidiano di

Lodi, “Il Cittadino”, che a sua volta compie in questo stesso anno i centoventi dalla

fondazione. Due eventi che non casualmente si intrecciano. Il sabato sulle pagine

della testata lodigiana Maietti tiene una fortunata rubrica, La tenda sull’Adda,

presidio di fabulazione di provincia, tra letteratura e quotidianità.

Dalla raccolta di un centinaio di pezzi “cittadiniani”, scritti da Maietti nell’arco

di questi ultimi dieci anni, nasce ora un nuovo libro dal titolo Di qua e di là

dall’Adda. Taccuino bassaiolo del terzo millennio, che Bolis Edizioni pubblicherà

nel prossimo autunno. È un’antologia di brevi e sapide narrazioni dal cui comune

sfondo di umanissima nostalgia prendono vita ritratti e bozzetti,

e dove l’annotazione degli accadimenti è guidata da una singolare verve umoristica.

Un modo di osservare il mondo e la vita che affonda le proprie radici nei valori

della tradizione ma che sa guardare con fiducia ai giorni che verranno.

Queste pagine offrono un’anteprima del taccuino bassaiolo di Andrea Maietti,

accompagnato ancora una volta dalla presenza, in forma di poetico calendario,

di dodici foto di Valerio Sartorio, l’amico di una vita.