Limina

Qui troverete l'elenco delle pubblicazioni di Limina Edizioni.

Limina Edizioni

Limina Edizioni

Limina Edizioni

Limina (dal latino limen, linea di confine, limite e insieme soglia, ingresso) è una casa editrice che nasce nel 1995 con l’ambizione di proporre storie e idee che siano originali chiavi di lettura del nostro tempo.


Esordisce infatti nella sua principale collana, Storie e miti, con il titolo La farfalla granata di Nando dalla Chiesa, che inaugura un genere assolutamente nuovo nel panorama editoriale italiano.

 

Lo sport, come in note opere della letteratura anglosassone o latino-americana, inizia a guadagnare dignità di materia narrativa, sviluppando su un piano letterario simbologie e valenze.

 

Attraverso il racconto di storie e vite esemplari, si realizza nel tempo un catalogo che, nello sviluppo di collane fortemente intrecciate, fonde narrativa e sport, satira e saggistica a tutto campo.



Quel che resta di Coppi

Quel che resta di Coppi

Il 2 gennaio 1960, a soli 41 anni, se ne andava Fausto Coppi, un campione e un uomo inseguito dal destino. Se n'è andato ‹‹all'apparir del vero››, con la scomparsa delle strade sterrate e la morte della civiltà contadina. Qualcuno ha scritto di lui che è stato il primo campione dell'era moderna. In verità è stato l'ultimo e il più grande campione del ciclismo romantico, prima dell'avvento della televisione. Di Coppi e dei suoi anni resta una lancinante nostalgia. Perché? Andrea Maietti, giunto al tempo delle ‹‹foglie gialle››, ma ancora oggi in dialogo come ex insegnante liceale con le nuove generazioni, indaga il mito del campionissimo, soprattutto negli echi di periferia, i più intimi e nascosti di un atleta di cui basta un clic internet per sapere quasi tutto. Particolari inediti delle sue vittorie più celebrate (accanto a citazioni di giornalisti-scrittori, da Buzzati a Gianni Brera), del duello con Bartali, della Dama Bianca: vissuti entro quell'ultimo scampolo di Medio Evo che era il mondo degli anni Quaranta e Cinquanta. E poi la mai spenta messianica attesa dell'erede di Coppi: le infinite illusioni e delusioni di epigoni comunque suggestivi: da Venturelli a Zilioli, da Baronchelli a Bugno, fino all'ultimo sogno di Pantani. E, insieme, i Coppi del villaggio: eroi di paese che sono stati Coppi almeno per un giorno, magari staccando i compagni su un cavalcavia in una ciclo-gita scolastica. La conclusione è che di Coppi c'è tuttora una sotterranea attesa, insieme al pellegrinaggio alle reliquie dei poveri che eravamo. Perché la sola salvezza sta forse nel coraggio del ritorno.


Anno 2010 

Ribot e il menalatte

Ribot e il menalatte

Difensore di quasi masochistica correttezza (una sola espulsione in quasi vent'anni di carriera), attaccante aggiunto che combinava la potenza squassante di Riva con l'apollinea falcata di Beckenbauer.
La fedeltà a una sola maglia, e quale! L'Inter è una fede per ultimi romantici: «gente che vive di ricordi e di sogni», dileggiano da sponde di altri colori. E non sanno di fare un complimento. Perché nell'andazzo pallonaro sempre più insensibile a guizzi di poesia, l'Inter resta un'isola di fascinoso richiamo.
L'Inter del presidente, ex capitano, Facchetti, e del patron Massimo Moratti, ribattezzato Massimo Del Sogno contro la troppo facile ironia mediatica. Quasi d'inerzia il libro si fa quindi viaggio intorno a un atleta e a un uomo fuori moda: il capitano parco, il galant homme. Un viaggio alla ricerca di personaggi e di vite in antitesi e in antidoto a certi eccessi di troppe modernità. Viaggio di perdute periferie, tra gli umori e i sapori antichi di una terra che ha così prepotentemente ispirato Ermanno Olmi, trevigliese come Giacinto Facchetti. E a poco a poco, intorno all'isola del galant homme, si forma un variegato frizzante arcipelago di humanitas, che niente predica, niente presume. Solo reclama il proprio diritto alla vita.

Anno 2005

Com'era bello con Gianni Brera

Com'era bello con Gianni Brera

Da quando se n’è andato, pochi giorni prima del Natale 1992, Gianni Brera è oggetto di un vero e proprio pellegrinaggio ai luoghi della sua memoria, che sono soprattutto le sue irripetibili pagine di sport e di racconti padani. Un fenomeno di fedeltà e di nostalgia che ha pochi eguali in Italia specialmente in tempi che tendono a dimenticare in fretta.
Andrea Maietti ripropone qui il suo saggio (Il calciolinguaggio di Gianni Brera) sui neologismi breriani (da libero a centrocampista, da pretattica a pallagol), i suoi epiteti antonomastici (da Abatino a Rombo di tuono), le sue invenzioni attributive (barbino, bridipsichico, cachettico, pellagroso, posaglutei, tripallico). Lo aggiorna di voci sfuggite nella precedente pubblicazione. Soprattutto lo arricchisce di commosse pagine biografiche: una vita trascorsa accanto al gran lombardo, colto nella sua alta dimensione di humanitas e in quella che Maietti chiama la poetica dell’addio, una visione del mondo che avvicina Brera a grandi della letteratura come Hemingway e Leopardi.
Insieme, singolarissime testimonianze di devozione breriana: dal professore universitario che ha sul suo comodino Derek Walcott e gli Arcimatti di Brera al pittore ciociaro che ha fatto una galleria di quadri ispirati al mondo breriano; da una ragazza toscana, ignara di sport, innamoratasi della scrittura del gran lombardo al giovane insegnante che sostiene di aver trovato Gesù Cristo attraverso le pagine di Brera.
Ce n’è abbastanza per un libro che fissa con accattivante scrittura (non immemore degli insegnamenti del maestro) un mito della storia sportiva e letteraria del Novecento italiano.

Anno 2002

Eskimo blu

Eskimo blu

1974, l’anno dei Decreti Delegati per la scuola italiana. L’anno che segna la morte del liceo tradizionale. Nel cuore della contestazione. Al «Gorini», liceo di una cittadina della Bassa lombarda, tra occupazioni, attentati dinamitardi e mitiche partite di calcio, il giovane professor Ferrari cerca di recuperare un senso al suo mestiere, tra nostalgie del vecchio e urgenze del nuovo. E la scuola si intreccia con l’amore: quello per la compagna di una vita, incrinato da incontri nuovi proprio a scuola, nella tensione kierkegaardiana tra imperativo etico e commozione estetica per l’eterno femminino. Il clima apparentemente placido di una provincia ovattata di nebbia, e quello di un liceo confortato da un fascino cromatico di filari di liquidambar, viene squarciato da una serie di imprevedibili circostanze che s’inanellano portando i protagonisti sull’orlo del dramma. C’è chi rischia di pagare per tutti (professori, studenti, bidelli, genitori), e chi trae dalle ferite del proprio vissuto la sofferta morale per continuare comunque il difficile mestiere di vivere.

Anno 2001

Nato a Betlemme

Nato a Betlemme

La primavera del calcio italiano. Quando il calcio cominciò a tornare grande a livello internazionale con l’Olimpiade di Roma del 1960, proprio con l’esordio azzurro del golden boy, il campionissimo del pallone, che segnò quell’epoca irripetibile.
Quando ancora non erano arrivati gli eccessi miliardari.
Quando un campione si identificava con una maglia e con quella soltanto ( Rivera, per vent’anni, con la maglia del Milan, ha vinto tutto in Italia e nel mondo). Quando il geniale giocatore rossonero scriveva i suoi elzeviri calcistici (come li definiva Pasolini) e combatteva le sue battaglie dialettiche con i grandi avversari dell’epoca (dall’arbitro Lo Bello al critico Gianni Brera. Una polemica, con quest’ultimo, che divise l’Italia intera).
Quando il calcio era ancora a umana dimensione. Nasceva all’oratorio o in un quartiere povero di Alessandria (El cantòn di russ), e finiva, magari in compagnia dello stesso Brera, davanti a una bottiglia di barbaresco, con la benedizione dell’amato paròn Nereo Rocco.

Anno 2000

Canzone per Bugno

Canzone per Bugno

È il racconto di un campione che ha sollevato un amor tifoso mai registrato nel mondo del ciclismo, dopo l’addio di Coppi, di cui Bugno ha spesso evocato l’immagine mitica di «uomo solo al comando della corsa». Le vittorie del campione, ma anche le sue sconfitte che, paradossalmente, lo hanno fatto amare di più. I suoi rivali, da Chiappucci a Indurain. E poi l’avvento di Marco Pantani, e la nostalgia del mancato duello tra Bugno (reincarnazione di Coppi) e Pantani (reincarnazione di Bartali). Il canto per uno degli ultimi corridori «antichi», il campione che non cerca la specializzazione ma che intende cimentarsi in ogni tipo di corsa, per tutto l’arco della stagione, dalla «Sanremo» al «Lombardia».

Anno 1999

Pantani

Pantani

Pantani, l’ultimo approdo per Gian Paolo Porreca di quella buona parola chiamata Fantasia. O Sport, che forse è la stessa cosa. Pantani secondo un appassionato che non intuisce, oltre la confusione dei suoi anni, il margine o la fuga di nuove illusioni.
Pantani, la maglia rosa e la maglia gialla, la nuova maglia rosa che appassisce prima del giusto. Come Merckx, di giugno, trenta anni fa: nei sospetti del doping e della malafede, propria o altrui. Finiva allora - 1969 - la giovinezza, sulle lacrime del campione belga.
Fiorisce ora - 1999 - il tramonto del mito per uno scrittore, medico di professione, che si sente ormai domato ostaggio di una quotidiana angustia: neanche Pantani riscatta la vita o il doping... Pantani e io, il diario di una emozione estrema che la ragione e la malinconia vorrebbero congedare sbagliata: dal Giro del '94, alla miracolosa stagione '98, al Giro del '99. Finivano gli eroi, un’immagine (migliore) di noi.

Il controcanto di Andrea Maietti: l’impossibilità di dire addio a un campione che ha restituito al popolo del ciclismo le emozioni antiche che sembravano perdute dai tempi di Coppi e Bartali, e che, soltanto in Bugno, Maietti aveva ritrovato e cantato.

Anno 1999

Vi conterò di Mariellina

Vi conterò di Mariellina

L’isola di Costaverde, paradiso perduto. Le stagioni dell’esistenza, segnate dal leopardiano rintocco del tempo.
I brevi sogni dei poveri dietro un mito sportivo (da Coppi a Bugno), parallelo alla ballata di Mariellina, «fiore nascosto tra sentieri inesplorati».
Romanzo, saggio, diario e altro ancora. O, semplicemente, struggente testimonianza da un remoto, piccolo ma non angusto angolo di terra a ribadire il foul and fair dell’eterna commedia della vita.

Anno 1997

La lepre sotto la luna

La lepre sotto la luna

Nominato da Gianni Brera, una sera di maggio del 1968, suo biografo ufficiale, l’autore fa qui rivivere, con una cifra stilistica personalissima, l’incanto che la letteratura evoca quando si incontra con lo sport.
Il libro raccoglie 50 bozzetti. Da Skoglund a Coppi, da Soriano a Jack London, da Bugno ai Mondiali americani di football, passando per le mille piccole storie di quella allusione felice che è la Bassa lombarda: un viaggio ora scintillante e ironico, ora malinconico e struggente.
Poesia ed epos di gesta quotidiane e di imprese impossibili: questi frammenti della memoria appaiono una risposta credibile al segreto della vita e delle cose.

Anno 1996